Un documentario per restituire dignità agli avvocati ebrei radiati nel 1940.
Immagina di svegliarti un giorno e scoprire che il tuo nome – la tua identità, il tuo lavoro, la tua dignità – è stato cancellato con un tratto d'inchiostro.
Nel 1940, mentre l’Italia affonda nelle tenebre dell’intolleranza, trentatré avvocati ebrei vengono radiati dall’Ordine di Trieste. Ma ciò che lo Stato cercava di cancellare, oggi torna a parlare.
Attraverso lettere mai lette, archivi dimenticati e ricordi che hanno atteso decenni per emergere, questo documentario non si limita a raccontare: trasporta chi guarda dentro un tempo che non è passato, ma pulsa ancora sotto la superficie della nostra storia.
Le vite di questi professionisti – madri, padri, figli, colleghi – si intrecciano in un mosaico drammatico di coraggio e silenzi, fughe improvvise e ritorni negati, ma anche di quella forza interiore che si accende solo quando tutto sembra perduto.
Non è solo un documentario. È una restituzione.
È il momento in cui la voce di chi è stato escluso torna a farsi sentire.
È il tempo in cui chi legge, chi guarda, chi ascolta, non può restare neutrale.
E mentre lo schermo si illumina, una domanda resta sospesa: cosa faresti se cancellassero anche te?
"Ingiustizia" non è solo un docu-film. È un atto di riparazione simbolica. È un ritorno alla dignità.
Attraverso un potente intreccio tra interviste reali e una ricostruzione narrativa visiva altamente evocativa, questa produzione cinematografica restituisce voce e volto a una generazione di avvocati ingiustamente cancellati.
L’avvocato Ugo Volli, emblema di un'intera comunità espulsa dalla storia ufficiale, diventa il filo conduttore emozionale che permette allo spettatore di vivere, anziché semplicemente osservare, la tragedia dell’esclusione razziale. Il suo viaggio, dall'aula di tribunale al silenzio dell’esilio, risuona come una ferita collettiva ancora aperta.
Il film ha già toccato le coscienze:
Guardare “Ingiustizia” significa non solo conoscere, ma sentire. È un invito implicito all’azione: non dimenticare mai più.
Se anche tu credi che il passato meriti giustizia, e che il cinema possa educare, emozionare e cambiare, allora questo è il tuo momento per agire.
Ingiustizia
Docu-fiction / Mediometraggio storico
30 min
2021
Trieste (Italia)
Nel realizzare Ingiustizia, il nostro obiettivo è stato restituire memoria e umanità a una pagina dimenticata della storia italiana, attraverso un linguaggio visivo potente e rispettoso. La regia adotta un approccio ibrido che fonde documentario e finzione narrativa, al fine di valorizzare la testimonianza storica e al contempo rendere emotivamente accessibili i contenuti per lo spettatore contemporaneo.
La regia è volutamente essenziale e sobria: ogni inquadratura è pensata per sostenere il peso della narrazione, senza mai sovrastarla. L’uso della camera fissa durante le interviste restituisce autenticità e gravità, mentre nelle scene ricostruite si adottano movimenti lenti e controllati, ispirati al linguaggio teatrale. Il protagonista Ugo Volli viene messo in scena non come individuo isolato, ma come figura-simbolo di un’intera comunità radiata, una scelta registica che enfatizza la coralità e la memoria collettiva.
Diego Muratore
Paolo Battigelli
Studio Creativa – Sezione Video Editing
Montaggio lineare con inserti temporali
Color grading desaturato per trasmettere il senso di perdita e silenzio
Inserimento di grafiche animati con documenti originali
Samyang Xeen 24, 50, 135 mm
La componente sonora è ridotta all’essenziale. Una colonna sonora originale, discreta e minimale, accompagna i passaggi chiave della storia senza mai invadere. I suoni ambientali – passi, penne su carta, porte che si chiudono – diventano elementi narrativi, metafore acustiche dell’allontanamento e dell’abbandonono
Studio Creativa - Audio Division
Suono presa diretta:
Emanuele Amodeo
Musiche:
Dennis Muratore
Gli attori non interpretano ruoli convenzionali, ma incarnano concetti e ricordi. Le scene non sono mai caricate di pathos superfluo: la narrazione si fonda sulla sottrazione, sulla pausa, sul silenzio. L’assenza diventa forma narrativa. I luoghi – studi legali vuoti, archivi polverosi, strade deserte – si fanno personaggi visivi che amplificano il senso di esclusione e cancellazione.